Quattordicesimo giorno prima delle Calende di luglio

Come Aurelio si era aspettato, la consorte di Servilio non tardò a farsi viva.

- Ha un'altra donna, adesso ne sono sicura! Ho trovato tracce di belletto sulla sua tunica! - disse Pomponia, piangendo disperata sulla spalla del senatore.

- Ma no, cosa dici? Sarà stato fumo di candela...

- Hai mai visto fuliggine scarlatta? Era rossetto, ti dico: tipico rossetto fatto con la feccia di vino! E ieri ha comprato delle rose... ma non per me! - singhiozzò.

- Ah, il serto! Quello era destinato ad Arduina! - la rassicurò il patrizio, raccontando dell'omaggio tanto poco spontaneamente offerto da Servilio alla gladiatrice.

- Allora forse mi sono sbagliata... - si consolò la matrona, tergendosi una lacrima.

- Certamente, Pomponia. Adesso, però, smettila di crucciarti; il tuo amico Aurelio ha bisogno di te. Non dirmi che non sei riuscita a saper nulla dei trascorsi di quella mima!

- Poche cose, in effetti; sono un po' fuori d'esercizio – si lagnò la grassa signora, mettendo da parte la tisana preparata dal sollecito Paride, per consolarsi invece con la coppa di Falerno ghiacciato che il patrizio le stava offrendo.

- Comunque, almeno un particolare interessante l'ho trovato - dichiarò la matrona. - L'attuale vestiaria di Nissa ha preso recentemente il posto di sua zia, morta l'anno scorso. Ora, parlandole degli esordi della diva, questa zia le aveva raccontato di un uomo che si presentava spesso a teatro, chiedendo con insistenza di essere ricevuto. Una volta Nissa accettò di dargli udienza, e si appartò con lui. Poco dopo si sentirono delle grida, e le ancelle accorsero in tempo per vedere quel bruto che la schiaffeggiava ripetutamente. Le truccatrici dovettero usare parecchia biacca per nasconderle un grosso livido sulla tempia, prima che andasse in scena, e anche il custode ebbe il suo daffare, a cacciar fuori l'intruso: l'uomo era fortissimo, oltre ad avere un aspetto spaventoso, coperto com'era di cicatrici...

- Poteva essere Chelidone? - si chiese Aurelio ad alta voce. - In questo caso l'attrice avrebbe mentito, quando sosteneva di averlo conosciuto soltanto in casa di Maurico... Sarebbe proficuo sapere anche come Nissa ha cominciato la sua carriera: chi l'ha introdotta nell'ambiente della pantomima erotica? Fino a qualche anno fa, era ancora una perfetta sconosciuta, eppure è riuscita a sfondare in quel mondo piuttosto chiuso...

- L'unico che potrebbe dircelo è il capocomico che la assunse, ma è finito sotto un carro, due anni or sono... Buoni questi pasticcini alle noci - replicò Pomponia con la bocca piena: parlare dei fatti degli altri, anche nei momenti più critici, le risvegliava decisamente l'appetito, e Aurelio, per tentarla, le aveva messo sotto il naso dei dolcetti cosparsi di pepe, una specialità del suo archimagirus Ortensio.

- C'è un'altra cosa che mi ha lasciato perplessa – riprese la matrona. - Secondo le ancelle, Nissa e Chelidone non si comportavano affatto da innamorati. Sai, le donne certe cose le notano: niente sguardi, ammiccamenti, malizie; sembravano quasi due soci in affari...

- Oppure amanti di lunga data, ormai stanchi l'uno dell'altra - considerò Aurelio. - Complimenti, Pomponia, mi sei stata utilissima!

- Ringrazia la mia cameriera Criside, piuttosto. È lei che ha estorto alle ornatrici tutte le informazioni, fingendo di cercar lavoro presso il teatro come parrucchiera.

Aurelio ne prese mentalmente nota: avrebbe fatto pervenire alla ragazza un monile, o un bel taglio di stoffa.

- Per quanto riguarda Servilio, invece...

Il senatore fu lesto a interrompere l'amica prima che potesse portare nuovamente il discorso sulla dolente nota dell'infedeltà del marito.

- È un pezzo che non mi riferisci qualche maldicenza sull'imperatrice! - chiese, fingendosi oltremodo interessato. Non c'era nulla di meglio, per sviare l'attenzione della grassa matrona dalle sue disavventure coniugali, che concentrarla sugli amori, veri o presunti, di Messalina.

La donna infatti si rianimò, rincuorata: un buon pettegolezzo piccante era la cura più efficace per il suo umore.

- Oltre all'istrione Mnestro, adesso frequenta anche un certo Silio... si fa notare dappertutto in sua compagnia, e l'hanno persino vista mentre lo baciava in pubblico. Possibile che Claudio non si accorga di niente? È proprio vero che il marito è sempre l'ultimo a sapere!

“A volte anche la moglie”, sospirò tra sé e sé Aurelio, non poco imbarazzato, accompagnando l'amica alla porta.

- Ah, quasi dimenticavo! - aggiunse Pomponia, già sulla soglia. - Ho indagato anche tra le mie cucitrici, nella speranza che conoscessero qualche costumista del teatro di Pompeo... Sai, mi piacerebbe farmi confezionare qualche stola un po' originale, per far colpo su Servilio, sebbene tu mi abbia consigliato di vestirmi semplicemente...

In effetti, la matrona, intabarrata in una ricamatissima palla color indaco, non pareva per nulla decisa a seguire l'accorto suggerimento di Aurelio.

- Allora? - la interruppe questi, un po' sulle spine. Quando Pomponia si lanciava in una delle sue interminabili disquisizioni sulla moda, occorreva fermarla subito, senza esitare un attimo: lo sapeva bene il buon Servilio, che non c'era mai riuscito...

- Niente, purtroppo! - sospirò Pomponia in tono deluso. - Però il sutore che confeziona le mie crepidae, quelle pianelle che porto in casa quando non ho ospiti... sai sono tanto comode, anche se il tacco basso mi dona poco, non c'è dubbio su questo, e...

- Cosa ti ha riferito il calzolaio? - intervenne deciso il patrizio, per impedire che Pomponia si perdesse in un labirinto di calzari, pianelle, stivaletti e scarpe argive.

- Pensa che coincidenza! Lavorava proprio per la compagnia di Nissa, quando la mima è stata assunta, e gli è capitato di portarle a casa un paio di sandali nuovi, molto belli, a sentir lui, tutti di nappa lavorata a fili d'oro, con una striscia di pelle che avvolgendosi attorno alla caviglia...

- L'indirizzo, Pomponia! Ti ha detto dove abitava? - cercò di riportarla in carreggiata il senatore.

- Certo: in una grande insula popolare nel Clivius Publicus, proprio all'ultimo piano. Pensa che quando quel povero sutore è arrivato in cima alle scale, gli è caduta una scarpa e la cinghia si è rotta; così, il poveretto ha dovuto...

- Gli dei ti benedicano, amica mia! - la tacitò Aurelio mandandole un bacio, e chiuse definitivamente la porta per correre a sfruttare l'informazione ottenuta.

Proprio mentre riattraversava l'atrio di fretta, quasi si scontrò con un Castore incredibilmente maleodorante, che si scrollava di dosso gli abiti sudici.

- Ha infilato il Clivius Publicus, svoltando poi per il Vicus Armilustri... - riferì il greco, raccontando il pedinamento del servo della caserma.

- E dopo? - chiese Aurelio, eccitato: le due strade conducevano sull'Aventino, non lontano dal Vicus Alto, dove sorgeva la domus di Maurico. Inoltre, se l'informatore di Pomponia diceva il vero, Nissa aveva vissuto proprio da quelle parti.

- L'ho perso! - allargò le braccia il greco. - Gli correvo dietro come un forsennato, quando ti incrocio due sciagurati fullones incaricati di ritirare la materia prima per tingere la stoffa. Due interi secchi, me ne hanno rovesciato addosso!

Aurelio soffocò il riso, cominciando a spiegarsi la ragione del terribile fetore di urina che emanava dal liberto: più di una fullonica usava il prodotto della minzione, per tingere le stoffe...

Il patrizio, questa volta, decise di essere magnanimo: in fondo, il liberto era stato colpito durante l'assolvimento del proprio dovere!

- Vai pure a lavarti, Castore, e non darti pensiero per la veste rovinata. Te ne comprerò io stesso una nuova – promise generosamente.

- Grazie, domine, ma non ero affatto preoccupato: la veste è tua - lo rassicurò il greco, sparendo nudo nel calidarium, mentre il padrone restava a contemplare con mestizia il misero avanzo della tunica di bisso nuova fiammante da cui il servo era velocemente sgusciato.

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